È di questo Lunedi la notizia della frana avvenuta sulla SP1 di Montepiano, la quale ha interrotto per alcuni giorni la circolazione dei mezzi in entrambe le direzioni. Tale evento è stato in parte oscurato dal contemporaneo cedimento della sponda del lago di Montepiano, ma ha dato risalto a mio avviso ad una problematica piuttosto presente nel settore forestale: la completa ignoranza da parte dei non addetti al settore su quali siano le norme che regolamentano la selvicoltura e cosa voglia dire selvicoltura.
Tale critica nasce dalla lettura di certi commenti all'articolo del Tirreno sulla propria pagina Facebook, tra i quali troviamo riferimenti al "disboscamento" fino a forti indignazioni come "chi sono gli infami che hanno consentito il disboscamento selvaggio?". Considerati tali termini viene naturale pensare che tali persone non abbiano la benchè minima idea di come funzionino i tagli bochivi nè la normativa che li regolamenta. È quindi necessario, a mio avviso, fare chiarezza su alcuni punti.
Per prima cosa in Toscana la materia forestale è regolamentata dalla Legge Forestale 39/00 e dal D.P.G.R. 48/R/03 liberamente scaricabili o leggibili sul sito della Regione Toscana come riportato nei link. Lascio anche questa scheda riassuntiva per chi fosse interessato.
Secondariamente è bene notare come in entrambi i testi non sia mai presente la parola disboscamento e non perchè sia mascherata sotto qualche particolare forma di politichese, ma proprio perchè il disboscamento risulta una pratica non consentita.
Il regolamento è molto specifico su cosa e come si deve fare per intervenire in bosco, questo disciplina infatti epoca, turno e modalità di taglio consentiti previa autorizzazione dell'ente competente (articoli 11-13; le intere sezioni 2, 3 e 4). In tali disposizioni si può notare come ogni intervento effettuabile sia sempre volto alla rinnovazione del bosco e al mantenimento della biodiversità; unico caso particolare riguarda la trasformazione del bosco per uso agricolo, che può avvenire solo nei casi permessi dall'articolo 80 bis del regolamento ed è pevisto per tali interventi (art.81) il rimboschimento compensativo in modo da non perdere mai superficie boscata.
Chiarito questi primi punti vorrei adesso analizzare la foto presentata dal giornale e l'evento oggetto dell'articolo. A primo impatto, si può chiaramente vedere sullo sfondo un'area sgombra da vegetazione arborea (per chi conosce la zona sa che prima le piante arrivavano fino a bordo strada); a primo impatto ciò può far indignare in quanto, sicuramente, un bel bosco di abete ha tutto un'altro effetto visivo che quella distesa brulla. Va però consideratoun elemento non di poco conto: la sicurezza. Infatti il taglio in foto risulta essere un taglio di manutenzione (art.41 del DPGR 48/r/03), effettuato per mettere in sicurezza la strada da un potenziale crollo di alberi; tale intervento si è basato calcolando l'altezza degli alberi e tagliando a raso una fascia di sicurezza pari al rischio di caduta di questi. A mio avviso un ottimo lavoro.
Passando quinidi alla frana oggetto di tanta indignazione, si può dire che questa non deriva da tagli boschivi (sarebbe dovuto franare anche nei pressi della sede stradale data la mancanza di piante ed in quanto non presenti a monte) ma molto più probabilemente da un crollo di alcune piante malate o inclinate o da uno scivolamento del suolo dovuto al peso di queste causato dal forte maltempo, che ha causato i possibili eventi:
- un'occlusione dell'impuvio adiacente che ha formato un'effetto diga;
- oppure l'apertura di una chiaria dovuta appunto al crollo di alcune piante che lasciando nudo il suolo ha innescato poi l'evento franoso, come dimostrato anche dalle piante riverse in strada;
Detto ciò si può vedere come il "disboscamento selvaggio protratto da infami" sia totalmente inesistente e che magari prima di sparare a volontà su un settore fondamentale dell'economia rurale come quello forestale (ma ciò riguarda tutti i campi di cui non si è competenti), è buona norma informarsi sul perchè e come funzionano le cose, magari consultando anche un professionista del settore, cosi da evitare di dire immani castronerie in futuro con il rischio di fare disinformazione.
Vorrei inoltre fare una piccola riflessione conclsiava, i tagli boschivi tanto odiati non sono mai la morte del bosco ma la rinascita di questo; infatti dopo un taglio si creano molti benefici a livello naturalistico, aumenta la biodiversità grazie all'arrivo di nuove specie erbacee ed arbustive, aumenta esponenzialmente il sequestro di carbonio in quanto nei primi 10-15 anni gli alberi hanno un forte stimolo di crescita ed accumulano grandi quantità di CO2 per produrre fusto, rami, foglie e radici. È inoltre importante sapere che in aree a forte pendenza come le nostre, i boschi invecchiati, sono un serio problema a livello idrogeologico dato che, spesso, è proprio il peso delle piante con eventi atmosferici di forte intensità a causare lo slittamento del suolo.
In conclusione va ricordato che la coltivazione del bosco è una pratica non solo storica ma del tutto attuale e rappresenta la prima linea nel mantenimento del nostro patrimonio forestale, cerchiamo quindi di non ostacolarla ma di comprenderla e favorirla.
Luca Bartoli
Nessun commento:
Posta un commento