Come gestire il proprio bosco


Può capitare a molte persone di essere in possesso di un terreno boschivo, spesso ereditato da nonni o genitori, del quale non si sa cosa farsene. Questa breve guida vuole spiegare l'iter corretto da seguire per mettere a frutto un bene che ha sempre un certo valore. Buona Lettura.

Quando si parla di taglio boschivo nell’immaginario collettivo questo evento è sempre visto come negativo, si pensa sempre che tagliare un bosco porti alla distruzione di questo e a quello che viene definito disboscamento. Niente di più sbagliato.
Schianti da vento in una pineta di Pino nero abbandonata
Le normali operazioni selvicolturali, come ad esempio il taglio del bosco ceduo con il rilascio di matricine, non sono altro che modi di coltivare correttamente il bosco, un bosco mai tagliato va incontro a fenomeni di degrado che si possono portare a schianti di piante di grosse dimensioni, piante morte in piedi, elementi questi che favoriscono il propagarsi degli incendi nel periodo estivo o il formarsi di epidemie che possono devastare un’intera area anche per centinaia di ettari, ed infine fenomeni franosi.
L’ultima affermazione può risultare strana ai più, in quanto siamo abituati a sentire che le frane si formano perché sul terreno non c’è copertura delle piante e quindi le radici non trattengono il suolo e questo risulta vero fino ad un certo punto.
Quando il bosco cresce tende ad aumentare la propria massa nel tempo grazie agli sviluppi diametrali e in altezza, se questo viene lasciato libero di crescere il peso delle piante inizia a diventare insostenibile per il terreno e la zona tende a franare se soggetta a forti piogge.
Questo fenomeno avviene per un mix di fattori ed è evidenziato principalmente nelle zone appenniniche; il primo fattore è sicuramente le dimensioni (inteso come grandezza delle piante) del bosco, il secondo è la pendenza su cui questo si trova ed il terzo è il clima. Maggiore è la pendenza minore è il peso sostenibile dal terreno e quindi più facilmente si avrà un evento franoso. Il terzo
Ceppaia di latifoglia con vari polloni
fattore in questo caso è un po’ un jolly in quanto, tramite eventi piovosi o il disgelo di nevi si scatenano i vari processi che portano alla frana. Infatti appesantendosi ulteriormente a causa dell’acqua, il terreno, scivola a valle non riuscendo le radici a trattenere ormai il peso.
Risulta quindi importante saper gestire correttamente il proprio bosco per evitare danni anche alle proprietà limitrofe e saper mantenere un bene che è un’effettiva risorsa.

Gestione del bosco: individuare la proprietà
Il primo passo per gestire adeguatamente il proprio bosco è sapere dove questo si trovi e quali sono i suoi confini. Sembra un’affermazione sciocca, ma spesso per mia esperienza capita di imbattersi in proprietari che non conoscono la propria proprietà. Si procede a creare una cartografia, disponibile presso gli uffici catastali (come estratto di mappa) o chiedendola ad un professionista del settore, che evidenzi le particelle catastali, da un primo sopralluogo verranno poi estrapolati i dati di viabilità, impluvi, fossi e specie presenti cosi da avere un primo quadro generale dell’area e verrà effettuato il confinamento dell’area.
Quando si ha a che fare con un terreno agricolo il confinamento di questo risulta piuttosto facile, ma quando si ha a che fare con un bosco la situazione si complica; intanto questo non sempre è accessibile per mancanza di strade o per difficoltà a entrare nella boscaglia, secondariamente individuarne i confini può risultare complicato se il terreno è piuttosto scosceso o presenta fossi o rupi.

Gestione del bosco: gli obiettivi
Come secondo punto è necessario porsi degli obiettivi gestionali che si vuole raggiungere, anche in questo caso la consulenza di un professionista del settore potrà aiutarvi nella scelta, sia che questa sia ricada in ambito produttivo sia naturalistico.
Una volta scelti gli obiettivi gestionali da seguire, sarà necessario raccogliere i dati necessari per svolgere le adeguate operazioni selvicolturali.

Gestione del bosco: la stima della massa legnosa e di incremento
A questo punto si valuta quanto in termini di massa legnosa è presente sul proprio terreno.
Per fare ciò il professionista si avvale di una strumentazione apposita come il cavalletto dendrometrico per misurare i diametri delle piante e l’ipsometro per  misurare le altezze.
Una volta raccolti questi dati il professionista sarà in grado tramite un’accurata elaborazione di
Bosco ceduo di carpino nero invecchiato
stimare un volume legnoso e il suo aumento nel tempo al fine di programmare accuratamente gli interventi.
A seconda della superficie di cui si è proprietari potrebbe essere necessario un adeguato piano di gestione (per superfici sopra i 100 ha) o un piano di taglio per superfici inferiori ai 100 ha ma con una certa consistenza (in entrambi i casi necessario un Dottore Forestale per poter progettare tali interventi).
Questi elaborati progettuali sono essenziali per poter gestire ampie superfici in quanto razionalizzano gli interventi, avendo cura di mantenere costante nel tempo il bosco e la produzione di questo.


Gestione del bosco: gli interventi selvicolturali
Il bosco se sufficientemente maturo può fornire a seconda delle specie presenti e dell’accesso a questo un’entrata extra tramite il taglio.
Come detto in precedenza il taglio non vuol dire disboscamento. Nel caso delle latifoglie queste dopo l’intervento rinasceranno da se senza alcun bisogno di reimpianti grazie alla loro capacità pollonifera, per quanto riguarda le conifere, è necessario effettuare degli appositi tagli detti di sementazione che hanno l’obiettivo di far rinnovare nel corso degli anni il bosco in maniera naturale, a fine ciclo si ha delle piante più vecchie, in caso di mancata rinnovazione si effettuano i rimboschimenti (obbligatori per legge dove si tagliano le conifere), in quanto dove vi è bosco deve rinascere il bosco.
Solitamente uno degli interventi selvicolturali più eseguiti per le latifoglie è il taglio del ceduo con il rilascio di matricine, in questo caso si asporta quasi tutta la massa legnosa presente rilasciando  in piedi un certo numero di piante identificate dalla normativa vigente e tramite la disposizione delle ramaglie in lunghe fasce parallele alle curve di livello per impedire ruscellamenti durante le piogge o che si creino eventi franosi in quanto, tale disposizione, evita o rallenta l’erosione dell’acqua. 
Per quanto riguarda le conifere vengono effettuati dei diradamenti dal momento di impianto fino a che non raggiungono l’età adulta (questa varia a seconda della conifera presente)
Taglio raso di una fustaia di pino e abete mai diradata
, fino al taglio di utilizzazione finale, dove una rinnovazione da seme dovrebbe già essere presente e si elimina il vecchio impianto per fare posto al nuovo. In caso di assenza di diradamenti questo procedimento non è possibile, le piante risultano molto snelle e quindi è necessario asportare tutto il soprassuolo rinnovandolo artificialmente con piante di vivaio forestale certificato, queste gratuite per i privati cittadini.


Gestione del bosco: i vari passaggi dell’iter burocratico
Per prima cosa se si vuole far tagliare il proprio bosco è necessario rivolgersi ad Dottore Forestale per la valutazione del proprio bosco.
Secondariamente è necessario trovare un tagliatore interessato, in questo processo il professionista che vi segue può indirizzarvi sulla ditta boschiva che meglio fa al caso vostro, una volta che è stato effettuato il sopralluogo con il boscaiolo si arriva alla trattazione vera e propria.
Vera quindi presentata un’offerta monetaria, da parte della ditta boschiva, del valore della legna presente al netto dei costi sostenuti dal boscaiolo, in termini tecnici si compra il bosco “in piedi”.
Impianto di douglasia mai diradato
Nel caso si trovi l’accordo le due parti firmeranno un contratto di compravendita dove il proprietario risulti tutelato al 100% in caso di danni causati dal tagliatore, il contratto viene solitamente redatto da un Dottore Forestale insieme alla documentazione necessaria per i permessi.
Attualmente sono presenti due tipi di permesso per il taglio boschivo: la dichiarazione di taglio e l’autorizzazione di taglio, i parametri secondo cui va presentata una o un’altra variano  a seconda dei vari regolamenti forestali regionali.
In Toscana la dichiarazione di taglio viene effettuata per le operazioni selvicolturali entro i 5 ettari e solo per i boschi cedui, se presentata da un professionista iscritto all’ordine dei Dottori Agronomi e Forestali già dal giorno successivo la ricezione di questa da parte dell’amministrazione è possibile iniziare i lavori, altrimenti se presentata da privato non abilitato sarà necessario attendere il parere dell’amministrazione.
Per quanto riguarda l’autorizzazione di taglio questa è necessaria per gli interventi che possono avere un maggiore impatto o che sono comunque ritenuti necessari di maggiore controllo. Ricadono in autorizzazione le aperture di strade forestali, il taglio delle conifere, i diradamenti, i tagli dei boschi cedui superiori a 5 ettari ed altri interventi di natura forestale. L’autorizzazione deve essere corredata, nella maggior parte dei casi, da un progetto redatto e timbrato da un Dottore Forestale e può essere acquisita in alcuni casi per silenzio-assenso o tramite rilascio di autorizzazione da parte dell’ente dopo 45 giorni.

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