La famiglia delle Orchidacee: Il genere Ophrys




Questo articolo è il primo di una lunga serie sulle specie botaniche presenti nella penisola Italiana. Non ha certamente la pretesa di essere un'enciclopedia botanica, per quello ci sono libri specializzati, ma vuole essere una semplice fonte di divulgazione sul mondo botanico, fornendo  elementi base per permettere al lettore di destreggiarsi nell'immensa flora italiana. Buona lettura.

Introduzione sui caratteri generali delle orchidacee
Comunemente dette Orchidee, questa famiglia a livello tassonomico appartiene all’ordine delle Orchidales. È composta da piante erbacee perenni, tutte appartenenti alla classe Lillopsida (monocotiledoni) e risulta come la più grande famiglia di questa classe per numero di specie. Caratteristica distintiva è il fiore che assume morfologie particolari.
Di questa grande famiglia solo 15% cresce all’interno delle zone temperate come la nostra, il restante cresce solo in aree umide e tropicali, in Italia abbiamo circa 190 specie appartenenti a suddivise in 29 generi.
Varie specie della famiglia delle Orchidacee
Il fiore
Come detto in precedenza la caratteristica che contraddistingue questa famiglia è il fiore. Questo si presenta strutturato con un perianzio suddiviso in sepali (foglie modificate facente parte del calice) e in petali che formano la corolla. Come evidenziato dalla figura sottostante il fiore delle orchidacee è suddiviso in tre sepali, due petali e un labello, un petalo modificato che funge da richiamo per gli insetti.
Il labello assume forme differenti da specie a specie per un fattore evolutivo, infatti questo si è specializzato nel mimare i colori degli insetti che vuole attrarre.  

Nell'immagine Ophrys bombyliflora
Le foglie
Le foglie hanno una struttura piuttosto lineare, anche se da specie a specie possono avere alcune differenze significative nella forma. In alcuni casi risultano piuttosto ispessite, quasi succulente con pseudobulbi.

Le radici
Anche la radice si presenta diversa a seconda della specie che abbiamo di fronte. Nelle aree tropicali troviamo quasi sempre radici aeree e carnose, adatte ai climi umidi, nelle zone temperate e fredde (Italia) troviamo specie con radici prevalentemente rizotuberose (cosi definite perché svolgono le funzioni di un tubero ma se separate dal fusto non permettono il ricacciare della pianta) e bulbose.

Caratteri riproduttivi
La riproduzione può avvenire in alcune specie per via sia asessuata che sessuata. Nel primo caso la riproduzione può avvenire a livello radicale per scissione della radice dalla pianta, la quale da vita a un nuovo esemplare di corredo genetico identico all’originale, oppure per apomissia, ovvero si formano dei semi senza la fecondazione che portano l’identico corredo genetico della pianta genitrice nel nuovo individuo.
La riproduzione sessuata invece avviene per la classica impollinazione da fiore a fiore o per autoimpollinazione derivante dalla semplice caduta di polline nell’ovario, dalla curvatura del fiore che la favorisce o per cleistogamia (quando la fecondazione avviene all’interno del fiore prima che questo sbocci).  

Il genere Ophrys in Italia: le specie più comuni
Secondo Pignatti (1982) il genere Ophrys conta in Italia ben 24 specie, sinteticamente le caratteristiche morfologiche di questo ordine possono essere cosi definite:
Fiore: caratteristico fiore a tre sepali e due petali con labello modificato.

 Fiore di Ophrys apifera
Fusto e Foglie: fusto eretto ed esile, le foglie sono basali e riunite in una rosetta.

 Pianta completa di Ophrys bombyliflora
 Frutto: frutto secco deiscente definito come capsula, nel quale sono contenuti i vari semi.

Frutto secco di Ophrys apifera

Alcuni esemplari della flora italiana

Ophrys apifera (Huds. 1762) detta Vesparia
Cresce in gran parte delle regioni italiane, la si può trovare in prati, macchie e boschi luminosi, dove è presente, solitamente indica un suolo calcareo. È l’unica specie del genere Ophrys che predilige come metodo riproduttivo l’autoimpollinazione. Come detto in precedenza, la forma e il colore del fiore mima quello dell'addome delle femmine di alcuni imenotteri, così che i maschi siano attirati sul fiore seppur privo di nettare e riescano ad effettuare l’impollinazione. Lo specifico impollinatore di questa orchidea, però, si ritiene estinto costringendo quindi la pianta a ricorrere all'autoimpollinazione, strategia considerata evolutivamente meno vantaggiosa dell'impollinazione incrociata.


Ophrys bertolonii (Moretti 1823) detta Ofride di Bertoloni
In omaggio al medico e botanico bolognese Antonio Bertoloni (1775 - 1869), i fiori di questa pianta sono raccolti in infiorescenze che variano di numero da 2 a 8. Si riproduce per impollinazione entomofila ad opera degli imenotteri Megachile parietina, M.pyrenaica e M. sicula (Megachilidae). Presente in quasi tutta la penisola italiana. 

 


















Ophrys bombyliflora (Link. 1799) detta Ofride fior di bombo
Cresce in quasi tutta l’area mediterranea in praterie e garighe e predilige suoli calcarei. 


Ophrys insectifera (L. 1753) detta Moscaria
Sviluppa infiorescenze di  circa 10 fiori, si riproduce per impollinazione entomofila ad opera degli imenotteri Argogorytes mystaceus e A. fargeii, è presente in gran parte dell’Europa, in Italia la troviamo fino al meridione.

 
















Ophrys lutea (Cav. 1793) detta Ofride gialla
Raggruppa i fiori in un infiorescenza che varia da 2 a 7 esemplari, si riproduce per impollinazione entomofila ad opera di diverse specie di imenotteri del genere Andrena (Andrenidae), tra cui A. cinerea, A. senecionis e A. nigroolivacea. In Italia è presente nelle regioni centrali  e meridionali. 


Ophrys scolpax (Cav. 1793) detta Ofride cornuta
Prende il nome dalla caratteristica conformazione del fiore, può crescere fino a 30 cm,  crea un infiorescenza di circa 3-8 fiori. La riproduzione in questa specie avviene in due modi:
-        impollinazione: come per altre specie di Ophrys anche in questa l'impollinazione avviene tramite un ben definito maschio di imenottero del genere Andrena che riconosce (o crede di riconoscere) nella figura disegnata sul labello una propria femmina e quindi tenta una copulazione col solo risultato di trasferire il polline da un individuo floreale all'altro.
-       -  per via vegetativa in quanto uno dei due bulbi possiede la funzione vegetativa per cui può emettere gemme avventizie capaci di generare nuovi individui (l'altro bulbo generalmente è di riserva).
È presente in italia, ma è considerata rarissima in quanto discontinua e presente solo in specifiche aree.

Ophrys speculum (Link. 1800) detta Ofride specchio
Sviluppa un infiorescenza in cui si raggruppano da 2 a 8 fiori. Si riproduce per via entomofila attirando l’imenottero Dasyscolia ciliata, in Italia è presente in Sicilia e Sardegna.


 


















Fonti:
Actaplantarum, Flora d’Italia (Pignatti).

Fonte immagini: Wikipedia.

Il problema degli incendi boschivi: alcuni aspetti generali



Inizio questo blog con una tematica che, visto il periodo, è di una certa rilevanza. Lo scritto qua sotto non vuole essere una guida completa per quanto riguarda la tematica incendi ma vuole dare semplici indacazioni sulla prevenzione ed alcune informazioni di ecologia forestale. Buona lettura. 


Introduzione
La Regione Toscana è una tra le regioni italiane con più superficie boscata e con una vasta rete agricola, si pensi infatti a tutta l’area appenninica che copre quasi il 40% del territorio regionale ed alle aree prettamente agricole come il grossetano e le zone della provincia di Siena.
Con un indice di boscosità cosi alto ed in virtù anche dei cambiamenti climatici in opera, che stanno portando ad una minore piovosità anche nei periodi primaverili i quali solitamente registravano buone medie di piovosità, il tema degli incendi appare alquanto attuale nella nostra regione.
L’attuale siccità e l’elevato rischio di incendi ha portato la regione ad anticipare il divieto di abbruciamento dei residui vegetali e l’accensione di fuochi, questo è slittato dal primo di luglio al 10 giugno con validità fino al 31 di agosto, salvo future proroghe, evidenziando un problema in crescita.
Si pensi che nel solo mese di maggio 2017 si sono avuti ben 36 incedi boschivi per una superficie totale di 29 ettari contro una media dei 5 anni precedenti, sempre relativa al mese di maggio, di 9 incendi per una superficie di 9 ettari (Regione Toscana, 2017). Il periodo di siccità che sta colpendo la nostra regione ha portato alla crescita di questo numero anche nel mese di giugno, si pensi, guardando alla sola provincia di Prato, ai tre incendi avvenuti in zona Vaiano a distanza di pochi giorni, rispettivamente il 20, 24 e 27 di questo mese1 ed agli altri avvenuti nelle zone di Montemurlo.

Foto 1:  esempio di un'area percorsa da incendio (fonte parco M.S.Giorgio)


Cosa avviene dopo un incendio
Purtroppo un incendio porta sempre con se dei danni, questi ovviamente sono in relazione all’intensità e all’estensione di questo e riguardano la perdita di paesaggio data dalla distruzione del bosco e la perdita in termini di biodiversità animale, vegetale e di entomofauna per non parlare dell’aumento di rischio idrogeologico dovuto all’esposizione del terreno. Per noi viene visto, quindi, come un evento fortemente negativo, ma la natura ha imparato a trarre beneficio anche da queste situazioni.
Subito dopo un incendio, infatti, si mettono in atto alcuni sistemi naturali per recuperare ciò che è stato perso, tale fenomeno viene indicato come successione secondaria, in pratica piante dette pirofite beneficiano del passaggio del fuoco riuscendo a colonizzare in breve tempo le aree bruciate (un classico esempio delle nostre aree è il pino marittimo che da inizio alla successione guidando la crescita del bosco e preparando il terreno per le latifoglie).
Non dimentichiamo che la biomassa bruciata e ridotta in cenere risulta anche come un ottimo concime naturale.

Foto 2:  esempio di rinnovazione di pino marittimo circa 2-4 anni post incendio (fonte parco M.S.Giorgio)

Interventi in aree bruciate: cosa fare e cosa non fare
Il regolamento e la legge forestale in Toscana permettono l’esecuzione di alcuni lavori all’interno delle aree percorse dal fuoco al fine di migliorare la ricostituzione del bosco, tali interventi riguardano principalmente la sistemazione idraulica del terreno, per evitare eccessivo ruscellamento delle acque meteoriche e causare probabili frane, spesso utilizzando anche i tronchi abbattuti delle piante bruciate a uso di freno.
Un altro intervento molto comune è quello di abbattere le piante rimaste in piedi e pericolanti in maniera tale da evitare danni alle future piante nate da seme e rendere disponibile una maggior quantità di biomassa.
È vietato dalla legge il pascolamento di animali in boschi percorsi dal fuoco per 10 anni e per 5 anni l’esercizio della disciplina venatoria. È inoltre vietato per 15 anni qualsiasi trasformazione del bosco e per 20 anni la realizzazione di edifici.

Foto 3:  messa in sicurezza di un'area incendiata (fonte parco M.S.Giorgio)

Prevenzione degli incendi
È buona norma quando si tratta di prevenzione degli incendi seguire alcune norme basilari, prima fra tutte il rispetto dei divieti di abbruciamento imposti dalla Regione e dalle amministrazioni, ma non solo, è bene anche avere riguardo per quegli oggetti che possono favorire la propagazione di incendi, come ad esempio, il famoso mozzicone di sigaretta che può dare innesco soprattutto lungo i ciglioni stradali inerbiti.
Bisogna avere buonsenso anche durante le scampagnate in montagna infatti, anche un mezzo motorizzato come un trattore o un auto, possono innescare un incendio se lascaiti in sosta in un area ricca di erba secca.
Per quanto riguarda gli abbruciamenti, nei periodi in cui è possibile effettuarli, è necessario essere sempre almeno in due persone e che controllino costantemente le fiamme, muniti di strumenti e acqua nelle vicinanze; è sempre bene evitare di bruciare i residui vegetali durante giornate ventose.
Quando si fanno inoltre grigliate all’aperto è sempre bene utilizzare i punti fuoco messi a disposizione dagli enti o associazioni nelle aree attrezzate e non utilizzare mai bivacchi improvvisati.

Chi chiamare in caso di incendio
I numeri utili messi a disposizione dei cittadini  in caso di un incendio boschivo sono i seguenti:
  • 800 425 425 Sala operativa unificata permanente della Regione Toscana
  • 1515 Corpo Forestale dello Stato
  • 115 Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco
Alcune informazioni conclusive
La tematica degli incendi boschivi è molto più vasta rispetto a quanto riportato qui, è bene quindi rivolgersi ad un Dottore Forestale in caso di dubbi su come agire post-incendio poiché vari fattori vanno valutati prima di intervenire.
La Regione Toscana mette a disposizione fondi per i privati cittadini che possiedono terreni boscati per effettuare migliorie ed interventi a fini antincendio quali la riapertura delle strade bianche e i diradamenti nei popolamenti di conifere o altre specie ad alto rischio. Una volta che il bando è attivo la domanda può essere presentata corredata di un progetto firmato da un Dottore Forestale.